1984

In una sorta d’ideale spartiacque nella carriera di Renato, quest'anno segna l’inizio di una fase calante della sua popolarità che si protrarrà fino al 1991. Nel 1984 escono quasi contemporaneamente due distinti album, uno di inediti "Leoni si nasce" ed uno di rivisitazione in chiave orchestrale di parte del proprio repertorio "Identikit Zero", registrato in presa diretta e contenente due inediti “La gente come noi” e “Io qui” scritti insieme a Caviri e Baldan Bembo. Nel disco di inediti Renato appare con un costume da leone ed in perfetta sintonia con le tematiche trattate il disco viene presentato al Giardino Zoologico di Roma dove, per l’occasione, viene consegnato ai giornalisti un 45 giri promozionale a tiratura limitata che reca la dicitura “copia selvaggia”. Il disco, nonostante l'inizio di una cristi artistica e personale dell'artista, balzerà al 1° posto della classifica di vendite.



1985

"Identikit Zero" è un album propedeutico all’omonimo spettacolo che segnerà il corso dell'intero anno e che sarà suddiviso in tre precise fasi idealmente legate da un unico filo conduttore: la torunèe teatrale. Da dicembre del 1984 si svilupperà quindi il tour di "Identikit Zero" che proseguirà con "Caravan Zero" per chiudere addirittura a settembre con "Capitan Zero".



1986

Pubblica un nuovo album di inediti "Soggetti smarriti", sulla cui copertina appare in versione estremamente sobria malgrado l’evidente make-up facciale, quasi a voler palesemente testimoniare una necessità di cambiamento anche esteriore. Nonostante il netto calo di popolarità l'album venderà oltre 100.000 copie aggiudicandosi anche in questo caso il disco d'oro.




1987

La fase di parziale transizione iniziata con Soggetti smarriti, diventa ancora più evidente in questo nuovo doppio album - intitolato semplicemente Zero - a cominciare dalla foto di copertina, su cui appare un bel primo piano al naturale dell’artista. Gli arrangiamenti, curati da due consumati musicisti quali Dino D’Autorio e Michele Santoro, si rivelano più sofisticati rispetto allo standard dei precedenti album; del resto, i musicisti coinvolti nel progetto, coordinati per l’occasione dal Maestro Renato Serio, sono tutti nomi di rispetto nell’ambiente musicale e l’unica concessione al passato, oltre ovviamente agli autori delle canzoni, è rappresentata dalla presenza di Rodolfo “Foffo” Bianchi, facente parte dello staff di Zero fin dalla metà degli anni 70.


1988

Come da consolidata tradizione, all'album seguirà il tour "Zero" tanto semplice nel titolo quanto sofisticato e raffinato nella sua proposizione. Il tour toccherà gran parte delle maggiori città italiane facendo registrare quasi sempre dei sold-out.



1989

Discograficamente parlando, per Renato Zero gli anni 80 si chiudono con la pubblicazione di Voyeur, probabilmente il miglior lavoro di tutto il decennio e forse uno tra i migliori della sua intera produzione. Caratterizzato da un’accurata ricerca sonora e completamente registrato in Gran Bretagna con l’apporto di alcuni dei migliori session-men di caratura internazionale, sotto l’accorta supervisione di un altro grande alchimista dei suoni - Geoff Westley - che confeziona un abito sonoro degno delle contemporanee produzioni estere, l’album rappresenta un ulteriore passo in avanti verso quell’inevitabile processo di trasformazione del personaggio.



1990

A febbraio parte il "Tour Voyeur" che toccherà molte delle principali piazze italiane registrando ovunque una notevole affluenza di pubblico. Dopo una breve sosta si riprende nel magico tendone di Bussoladomani con una serie di concerti che caratterizzeranno la stagione estiva e che si concluderà a Firenze con la grande festa per il suo 40esimo compleanno. Di questo evento verrà effettuata la ripresa video pubblicata in Vhs solamente l’anno successivo in concomitanza di altre uscite ufficiali; Zero, per l’occasione, lascia intendere al suo pubblico che questo potrebbe essere il suo addio definitivo alle esibizioni dal vivo.



1991

La totale resurrezione artistica di Renato è favorita da un’inattesa e straordinaria partecipazione al Festival di Sanremo – la prima di tutta la sua carriera – con un brano scritto dalla cantautrice Mariella Nava. La canzone (Spalle al muro) ha come filo conduttore il tema della vecchiaia, che la drammatica e partecipata interpretazione di Zero trasforma in una sorta di tragico epitaffio. Il brano riscuote il plauso incondizionato del pubblico e degli addetti ai lavori, malgrado la pronosticata vittoria alla kermesse sanremese gli venga “scippata” sul filo di lana da Riccardo Cocciante e verrà inclusa in un doppio album dal vivo intitolato Prometeo - un compendio ragionato di tutta la sua produzione discografica dagli esordi fino a quel momento, registrato durante le serie di concerti tenuta l’estate precedente tra la Versilia e Firenze Verso la fine del 1991 Zero dà alle stampe un altro doppio album, il cui titolo è palesemente riferito ad una delle opere più famose di Italo Svevo, intitolato “La coscienza di Zero”. Non si tratta di un album di inediti in senso stretto ma del recupero di brani composti negli anni passati e mai apparsi in precedenti dischi, cantati e riarrangiati proprio per quest’occasione.